Relazione presentata alla conferenza Controllo sociale, gestione dell’emergenza e reazioni collettive nelle crisi pandemiche ed epidemiche, 9-10 gennaio 2025, Università del Salento, Lecce.
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Dati e governamentalità post-disciplinare
«Il regime neoliberista è smart»
Byung-Chul-Han
Il termine governamentalità combina il termine “governo” con “mentalità”, modo di pensiero: il sapere con la gestione del potere. Il rapporto fra forme di legittimazione e tecnologie del potere, ha giocato un ruolo fondamentale nel processo di razionalizzazione del governo moderno.
I dati sono stati un elemento fondamentale di questo processo: la statistica nasce come scienza dello stato, come raccolta delle informazioni necessarie a governare le popolazioni e i territori (Foucault, 2017).
Nelle società post-disciplinari1, alle statistiche ufficiali si affiancano sempre più spesso i dati raccolti tramite algoritmi e tracciamento, e alla sorveglianza da parte di un potere centralizzato, si affiancano forme di controllo più diffuse. Questo non riguarda solo servizi privati, ma anche servizi pubblici, dalla sanità all’educazione (implementati attraverso infrastrutture digitali e servizi privati).
| Società disciplinari | Società post-disciplinari | |
|---|---|---|
| Potere | Centrale, istituzionale | Diffuso, decentralizzato (media, piattaforme, algoritmi, ecc.) |
| Sorveglianza, Controllo |
Disciplina, esclusione | Trasparenza, profilazione, tecnologie del sé |
| Soggetto | Corpo docile, addestrabile, produttivo | Individuo performante, flessibile, adattabile. Si autoproduce. |
| Tecnologie | Istituzioni totali, punizione, dati |
Dati, algoritmi, self-monitoring |
| Misure di contenimento, Vaccinazione | App di tracciamento, green pass |
Nello schema (slide 8) sorveglianza e controllo vengono infatti rappresentate insieme, come due facce della stessa medaglia, anche se il primo termine implica l’esistenza di un soggetto centrale sorvegliante, mentre il secondo si riferisce di solito a forme di controllo diffuso (come appunto in Deleuze, 1992).
L’intervento, dopo aver ripreso le analisi condotte nel 20202, si sofferma sul fatto che, nel caso della pandemia, l’uso e la comunicazione dei dati hanno attraversato entrambi i modelli:
- Le misure di contenimento e le campagne di vaccinazione richiedono infatti una organizzazione centrale, e sistemi di sorveglianza / controllo dell’informazione (Giddens, 1986, 1990) caratteristici dello stato moderno, quali le pratiche amministrative, i registri, i documenti;
- Anche il green pass rientra in parte in queste stesse modalità, con l’importante innovazione dell’app;
- I tentativi di introdurre l’app di tracciamento Immuni, con relativi dibattiti ed esiti, sono invece caratteristici del modello post-disciplinare.
Numeri indisciplinati
«La questione è: in che modo sono razionalizzate le relazioni di potere?»
Michel Foucault
Per quanto riguarda invece la comunicazione dei dati (i famosi bollettini), l’intento era probabilmente quello di presentare in modo razionale le decisioni governative, in un contesto però non più illuminista (nel bene o nel male). Anche per rappresentare questo passaggio i termini utilizzati in letteratura sono diversi: “smart”, “dataista”, “soluzionista”.
Nelle società post-disciplinari, la verità non è più il criterio fondamentale per accettare o rifiutare una proposizione o una decisione. I dati vengono valutati in base alla loro performatività, ad esempio predittiva. Non importa se rappresentano il mondo: importa se producono effetti utili nel mondo (Rouvroy, 2016; Van Dijck, 2014; Zuboff, 2019).
Venuta meno la volontà di verità, caratteristica della società — e della governamentalità — moderna, sembrerebbe impossibile, anche solo in linea di principio, produrre un discorso pubblico condiviso e “razionale”3. Tutte le verità “alternative” hanno pieno diritto di cittadinanza.
Ogni giorno, i numeri aumentavano e diminuivano in una narrazione ricca di suspence, piuttosto che entro il quadro di una curva epidemiologica
I dati sono stati per lo più presentati come se fossero autovidenti: non c’erano decisioni da prendere (apparentemente), se non quelle “guidate dai numeri”.
Numeri “indisciplinati”, però: numeri cioè che, scorporati da regole disciplinari e problemi, non erano “nel vero di un discorso” epidemiologico, medico, sociale (Foucault, 2014). Non “dati”, ma “numeri” — grezzi, estrapolati, diffusi, riprodotti e re-inseriti nelle narrazioni più disparate.
Emblematiche di questo modo di presentare i dati sono le mappe (slide 7) e le dashboard (anche ufficiali: slide 19), che contribuiscono a dare l’illusione dell’auto-evidenza in ragione della loro natura visuale, e non si prestano di certo all’inserimento di note metodologiche o chiarimenti.
Se il ricorso ai dati può dare luogo ad un dibatto razionale intorno alle diverse interpretazioni e linee di condotta, in questo caso abbiamo assistito a una proliferazione incontrollata di narrazioni.
Gli esperti
«People are tired of hearing Fauci and all these idiots»
Donald Trump, 2020
In questo modo, il “dibattito sui numeri” ha oscurato quello sulle politiche e sulle prospettive: i dati della sanità a tanti anni di distanza parlano chiaro.
Abbiamo visto governi nazionali e regionali abbracciare teorie scientifiche “alternative”4, contestare gli esperti 5, invalidare gli stessi dati che avevano la responsabilità di raccogliere, cercando di presentarli in modo poco trasparente6.
L’analisi dei titoli delle notizie pubblicate tra il 22 febbraio e il 15 maggio 2020 (cioè nel periodo del lockdown)7 ha mostrato come la presentazione dei numeri sia stata raramente accompagnata dalla loro interpretazione scientifica, contribuendo a una narrazione sensazionalistica, e delegittimando, ad un tempo, le istituzioni scientifiche (i dati sono autoevidenti) e il dibattito pubblico (le decisioni dipendono dai dati). Tratto, quest’ultimo, che non va imputato specificamente al governo o ai media italiani, ma che rientra nel quadro della governamentalità post-disciplinare, soprattutto sul fronte “mentalità” e rapporto con i saperi.
Una Latent Dirichlet Allocation (procedura di topic modeling) ha portato ad identificare i temi che vedete nelle slide 13-158. La rappresentazione del grafo dei temi associati ai termini, nella figura precedente, sembra confermare la compresenza delle modalità “disciplinare” e “post-disciplinare”, anche nella comunicazione giornalistica.
La prima può essere individuabile nel macro-cluster costituito dai temi “Misure”, “Scienza” ed “Esperti” (che possiamo chiamare “la guerra al virus”)
La seconda è rappresentata dal macro-cluster formato dai temi “Numeri” e “Bollettini”, associati a “Cronaca” ed “Esteri”, e che . appresenta i dati (Numeri) presentati in un contesto giornalistico e narrati in modo cronachistico (“i numeri della pandemia”).
La distanza tra i due macro-cluster evidenzia insomma la presenza di due tipi diversi di notizie: la comunicazione dei “numeri” attraverso i bollettini, e la comunicazione scientifica.
Le notizie relative alla gestione istituzionale della pandemia (temi “Misure” e “Bollettini”, in azzurro) si dividono fra queste due modalità; mentre “Scienza” ed “Esperti” (in giallo) caratterizzano soprattutto la comunicazione delle misure (di contenimento, di igiene, sanitarie, i vaccini, ecc.).
Il tema “Numeri” riguarda contagi, decessi, ricoveri, guariti; ovvero i numeri di cui si parlava ogni giorno, e che sembravano aumentare e diminuire casualmente, come in una narrazione ricca di suspence, piuttosto che entro il quadro di una curva epidemiologica.
È difficile distinguere un dibattito pubblico basato sui dati da azioni mirate di disinformazione
In un contesto soluzionista e post-disciplinare, che «depoliticizza» i numeri rendendoli «indisciplinati», diventa difficile distinguere un dibattito pubblico basato sui dati, fondamentale per la democrazia, da azioni mirate di misinformazione e disinformazione. Spesso le narrazioni si intrecciano, o vengono lette sulla base di un terreno culturale comune.
Da una parte, la funzione “sacerdotale” degli esperti rispetto al “culto dei dati”, confermata dalla frequente presenza di esperti anche nelle narrazioni negazioniste, contribuisce a delegittare il sistema dell’autorità scientifica.
Dall’altra, gli interventi degli attivisti per i dati aperti, che hanno chiesto l’apertura dei dati della Protezione Civile e del codice dell’app Immuni, e che hanno dato un contributo importante al dibattito favorendo le analisi indipendenti sui dati (contestualizzati), corrono il rischio di essere neutralizzate quando non esplicitamente fraintese9.
Riferimenti bibliografici
Deleuze, G. (1992). Postscript on the Societies of Control. October, 59(Winter), 3–7.
Foucault, M. (1986). Omnes et singulatim: Vers une critique de la raison politique. Le débat, 4, 5–36.
Foucault, M. (2014). L’ordine del discorso e altri interventi. Einaudi.
Foucault, M. (2017). Sicurezza, territorio, popolazione. Feltrinelli.
Giddens, A. (1986). The Constitution of Society: Outline of the Theory of Structuration. University of California Press.
Giddens, A. (1990). The consequences of modernity. Stanford University Press.
Han, B.-C. (2022). Le non cose: Come abbiamo smesso di vivere il reale. Einaudi.
Harari, Y. N. (2017). Homo deus. Breve storia del futuro. Bompiani.
Palazzi, F. (2020). Immunità di gregge e darwinismo sociale. In il Tascabile.
Rouvroy, A. (2016). La governamentalità algoritmica: Radicalizzazione e strategia immunitaria del capitalismo e del neoliberalismo? La Deleuziana, 3, 31–36.
Van Dijck, J. (2014). Datafication, Dataism and Dataveillance: Big Data between Scientific Paradigm and Ideology. Surveillance & Society, 12(2), 197–208.
Vardanega, A. (2020a). L’imperatore è nudo (e noi passiamo le giornate in pigiama a leggere dat)i. Rivelazioni da un’apocalisse. In A. Guigoni & R. Ferrari (Eds.), Pandemia 2020. La vita in Italia con il Covid-19 (pp. 76–82). M&J.
Vardanega, A. (2020b). La comunicazione dei dati.
Vardanega, A., & Vardanega, C. (2020). L’emergere del discorso sul coronavirus nei titoli dei quotidiani italiani. Progressus, VII(2), 293–324.
Zuboff, S. (2019). The Age of Surveillance Capitalism: The Fight for a Human Future at the New Frontier of Power (Main edizione). Profile Books.
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Definite in vari modi: di controllo (Deleuze, 1992), di sorveglianza (Zuboff, 2019), dei dati, soluzioniste, della trasparenza. ↩︎
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Si vedano in particolare i post sulla comunicazione dei dati (Vardanega, 2020b). ↩︎
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Per inciso, questo è anche il motivo per cui, a mio avviso, il fact-checking non fa che confermare sia le posizioni di chi crede alle “bufale”, sia quelle di chi non ci crede. ↩︎
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Si veda il caso delle teorie sull’immunità di gregge sostenute da parte del governo UK, in Palazzi (2020). ↩︎
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La citazione di Donald Trump è tratta dall’articolo: Trump trashes Fauci and makes baseless coronavirus claims in campaign call , CNN, 19 ottobre 2020. ↩︎
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Su questo, si veda il racconto dei primi giorni e il modo in cui i dati sono stati comunicati, e poi gradualmente aperti da parte del governo italiano (Vardanega, 2020a); qui il 📄 PDF (si aprirà una nuova finestra). ↩︎
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Vedi il post (Vardanega & Vardanega, 2020); il PDF dell’articolo è disponibile qui 📄 (si aprirà una nuova finestra). ↩︎
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Il peso relativo dei temi non è rappresentativo. I termini rappresentati sono quelli a cui il modello ha attribuito una probabilità più alta rispetto a ciascun tema, in una distribuzione a posteriori. I dati vanno insomma interpretativi come se fossero «qualitativi». ↩︎
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Harari (2017), ad esempio, definisce Aaron Swartz “il primo martire” del dataism (di Swartz; p. 468), non distinguendo fra libertà/obbligo di circolazione dell’informazione, finalizzata all’estrazione e allo sfruttamento dei dati da parte delle piattaforme, e conoscenza aperta come base per una discussione pubblica. ↩︎